Dagli inizi degli anni '90, a livello mondiale, è progressivamente esplosa un 'evoluzione tecnologica a tutti i livelli e in tutti i campi, principalmente a livello professionale e di ricerca, ma parallelamente anche nei beni d'utilizzo comune. Non c'è settore che non abbia giovato di questa evoluzione, in alcuni campi ha generato un proprio cambio generazionale, in altri un pallido tentativo di cambiare le nostre abitudini.

Il settore elettronico, che non risente mai di uno stallo dell’evoluzione, che è sempre alla ricerca di fare di meglio in volumi sempre più ridotti, con interfacce sempre più semplici, interessa principalmente i prodotti target degli utilizzatori finali, della massa, di coloro che entrano in un centro commerciale già con l’obbiettivo di uscirne con qualche gingillo elettronico nuovo.
A volte capita, che anche nei mercati più di nicchia, ci siano dei cambiamenti che nel tempo portano a vere e proprie rivoluzioni nel metodo e nel risultato. Uno di questi settori è sicuramente il mondo del fare musica quindi non parleremo di quell’immenso business del mondo hi-fi e dei supporti ad esso connessi, ma bensì del settore che permette di sfruttare al massimo gli impianti hi-fi, il settore dei nuovi artisti, dei Re della notte, i DJ.
Da quando le discoteche sono diventate i locali del divertimento notturno per antonomasia, è nata una nuova figura che potremmo considerare il fautore di questo divertimento, il creatore e il compositore, il leader della serata, l’arbitro e il giudice. Il DJ è colui che per mezzo di apposite attrezzature compone in tempo reale melodie dal ritmo prettamente sostenuto, facilmente ballabile e che invoglia l’ascoltatore a seguirne il ritmo con il corpo, ad assecondarne il suono armonizzando il corpo alla musica.
Inizialmente questa alchimia di suoni veniva creata dal DJ per mezzo di due giradischi in vinile, non del tipo classico da salotto, ma dotati di particolari modifiche tecniche che gli permettessero di poter gestire con più precisione la riproduzione del disco.I due piatti erano collegati ad un’unità centrale, chiamata mixer, che permetteva tramite precise regolazioni del volume, della sincronia e di altri parametri, di fondere insieme, per brevi periodi, le singole tracce riprodotte da ciascuno dei due piatti.
Questo processo è normalmente chiamato “mix” cioè la possibilità di associare tra loro due tracce musicali diverse, per trarne una sola traccia ben suonante, sincronizzata e che di fatto annulli l’interruzione tra la riproduzione della traccia precedente a quella successiva. Nel caso del DJ, in funzione della sua effettiva esperienza e capacità, il mix poteva essere fortemente personalizzato e farcito su misura con effetti free style di ogni genere, creando sul momento una traccia inedita, una composizione artistica originale e unica.
Per molti anni tutti i DJ del mondo hanno suonato e “fatto serate” con gli apparecchi appena descritti, poi con l’evoluzione dei supporti audio e della tecnologia del settore, è arrivato il primo tentativo di evolvere le cose, di trovare nuove vie per il perseguimento dello stesso obiettivo, con lo scopo di “facilitare” il lavoro.
Il cambiamento principale è stata la sostituzione del supporto e quindi il sistema di lettura, per la prima volta si provava a non suonare vinili con giradischi ma CD con lettori professionali dedicati che emulassero i pro dei giradischi e ne eliminassero i contro.
Mentre quella appena descritta si può definire un evoluzione genuina e fisiologica, quella che sta avvenendo in questi ultimi anni potrebbe essere considerata nel lungo periodo dannosa e controproducente.E’ successo che la musica liquida ha invaso anche il settore dei DJ, le tracce sono reperibili su file, il mixer è fisicamente scomparso, lasciando spazio ad un portatile con installato i programmi idonei ad emulare mixer e affini, il software è sempre più ricco di feature in grado di sostituirsi all’esperienza della persona.
Questo nuovo modo di suonare, potrebbe essere considerato comodo e piacevole per i veterani, perché ha sicuramente innumerevoli vantaggi e soprattutto comodità, ma è da considerarsi un’arma a doppio taglio, con un portatile, il software giusto e un centinaio di tracce mp3, si crea un terreno fertile per il proliferarsi del DJ della domenica cioè colui che grazie alla tecnologia che sopperisce alle proprie mancanze, tenta di suonare come i veri DJ, ignorando però i pilastri portanti indotti dall’esperienza, perdendo così il carattere e il tocco di genio che contraddistingue ogni famoso DJ old style.
Alla prossima.
Daniela Di Pietro (articolo pubblicato sulla rivista AGE OF AUDIO. Clicca qui per il link ufficiale)
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